venerdì 18 gennaio 2008

Pitture




















Miriam
(olio su tela)






















I nonni
(olio su tela)















Carnevale
(olio su tela)








Annalisa
(olio su tela)































Il generale
(olio su tela)

















Nudo seduto
(olio su tela)













Autoritratto come
statua rotta
(olio su tela)














Paesaggio ligure
(olio su cartone)

















Bosco
(olio su cartone
telato)














Natura morta
(olio su tela)






1 commento:

ddf ha detto...

Vorrei suggerire una chiave d'interpretazione per il mio dipinto intitolato "Autoritratto come statua rotta" (ma potrebbe benissimo intitolarsi "Il pittore oggi") perché esso illustra la mia opinione circa la posizione dell'artista nel nostro tempo. Il quadro vuole rappresentare l'idea seguente: dalla condizione dell'artista di un tempo, considerato (almeno a partire - diciamo - dal Rinascimento) un creatore vicino quasi al Creatore per eccellenza, cioè addirittura a Colui che ha creato il mondo, oggi l'artista ha perduto anche la sua qualifica più antica, quella del buon artigiano, poiché da lui non si pretende neppure più che sia veramente padrone del suo mestiere. Ma v'è di più. Un pittore come De Chirico, ad esempio, che non a caso si autodefiniva "Pictor classicus" oltre che "Pictor optimus", poteva ritenere di comporre il proprio autoritratto per così dire statuizzandosi, cioè ritraendosi mentre si verificava la sua trasformazione in statua, quella stessa statua che si erige per l'appunto ai grandi uomini per celebrarli e venerarli. Va rilevato che De Chirico, nella sua pittura, ha sempre guardato alla tradizione, ciò che gli ha permesso di ritenersi (a ragione o a torto, questo non è in discussione) un pittore "optimus" alla stregua dei grandi artisti della nostra tradizione. Ma oggi che abbiamo voltato le spalle non solo alla nostra grande tradizione ma addirittura alla realtà del creato (concetti rappresentati nel mio quadro dalla statua greca rotta che mi dà le spalle e a cui io stesso volto le spalle, e poi dal libro chiuso che mi sta davanti, da intendersi come realtà chiusa che non siamo più in grado di leggere né di guardare) l'artista non può raffigurarsi in altro modo che come una statua rotta, ovvero come un monumento in disfacimento che egli può solo sperare di rabberciare (riunendone i cocci, come nella mia figura) ponendosi come scopo quello di tornare a guardare alla tradizione e alla realtà che gli sta intorno.
Spero di essere stato abbastanza esauriente.